Jobs Act: audizione Cisl presso la Camera dei Deputati relativa ai Decreti delegati

E’ stata presentata dal Segretario Confederale Gigi Petteni una Memoria relativa ai Decreti delegati in attuazione del Disegno di Legge del Jobs Act, riportante delle proposte di modifica ai Decreti stessi.

Sarà importante capire quale sarà l’intervento sul riordino e la semplificazione delle tipologie contrattuali, così come sarà centrale il ruolo che avranno cassa integrazione e contratti di solidarietà, e fondamentale il riordino dei servizi per l’impiego.

Per quanto riguarda il contratto a tutele crescenti, la Cisl chiede di intervenire sulle seguenti questioni:
– dal nuovo regime vanno escluse sia la così detta “mobilità infragruppo”, vale a dire i rapporti di lavoro cessati e instaurati nell’ambito di società controllate o collegate, sia i cambi di appalti in cui sussiste conservazione dell’attività economica esercitata;
– va eliminata l’estensione del nuovo regime ai licenziamenti collettivi;
– per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari va ripristinato il criterio di proporzionalità tra il fatto contestato e la sanzione del licenziamento, nonché il rinvio alle tipizzazioni di condotte riconducibili alle sanzioni di tipo conservativo definite dalla contrattazione collettiva;
– l’onere della prova, nel licenziamento disciplinare, deve restare a carico del datore di lavoro;
– va innalzato l’indennizzo per compensare in maniera maggiormente adeguata la perdita del lavoro con riferimento ai lavoratori di imprese con meno di 15 dipendenti;
– va stabilito che la nuova procedura di “conciliazione agevolata” sia di applicazione generale (anche per gli assunti con le vecchie regole). Deve peraltro essere prevista come procedura obbligatoria, da potersi svolgere anche in sede sindacale, incentivata tramite una maggiorazione dell’indennizzo economico, con espressa menzione del diritto alla Naspi in caso di risoluzione consensuale e alle misure di ricollocazione.
Per quanto riguarda la Naspi, la Cisl chiede di intervenire sulle seguenti questioni:
– la durata massima della Naspi va portata a 24 mesi a regime, in quanto la previsione di una durata massima pari a 18 mesi a partire dal 2017 è eccessivamente penalizzante rispetto al precedente regime dell’indennità di mobilità e degli ammortizzatori in deroga, trattamenti che dal 2017 scompariranno;
– il contratto di ricollocazione non deve essere limitato ai soli casi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo o di licenziamento collettivo ma deve avere applicazione generale (tranne licenziamento per giusta causa); dovranno inoltre essere previste forme di coinvolgimento anche economico del datore di lavoro che ha licenziato;
– va aggiunta, ad evitare ingiustificate penalizzazioni, una norma che raccordi il nuovo regime Naspi con la fase transitoria che, ai sensi della legge Fornero, prevede il decalage dell’indennità di mobilità, stabilendo che ai lavoratori ai quali spetterebbe, ai sensi della suddetta transizione, l’indennità di mobilità con durate inferiori a quelle cui avrebbero diritto applicando la nuova normativa relativa alla Naspi di cui al presente decreto, si applichi quest’ultima

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