Jobs Act, sull’art. 18 è scontro politico – Conquiste del Lavoro

Si accende lo scontro sulla riforma del mercato del lavoro. I sindacati, ormai sul piede di guerra, minacciano di fare sciopero. E anche il Pd si spacca. “È assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perché si parla di cose serie”, dice Pier Luigi Bersani parlando in Transatlantico. “Io mi ritengo una persona di sinistra liberale – sottolinea Bersani – penso che ci sia assolutamente la necessità di modernizzare le regole del lavoro dal lato dei contratti e dei servizi. Ma leggo oggi sui giornali, come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali. In alcuni casi si descrive un’Italia come vista da Marte”.

I sindacati non apprezzano: “Non ho mai letto che la Bce abbia chiesto l’abolizione dell’art. 18. Questa è solo una bandierina che il governo offre al Paese per depistare e arrivare allo scontro, non mi pare responsabile”, ha ribadito il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Chiedo al governo della trasparenza e della comunicazione di dare i dati dell’art. 18 riformato due anni e mezzo fa da Monti, dicendo quanti sono i contenziosi e quanti quelli risolti con la conciliazione. Si noterebbe che non è questo il problema del lavoro nel Paese”.

Ed ecco la proposta del Governo: nell’esercizio della delega sul mercato del lavoro contenuta nel Jobs act, dovrà prevedere “per le nuove assunzioni” il contratto a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. È quanto specifica l’emendamento all’articolo 4 del ddl Poletti depositato ieri mattina dall’esecutivo in commissione Lavoro del Senato. L’obiettivo è di far diventare il contratto a tutele crescenti la forma principale di inserimento del mondo del lavoro per il tempo indeterminato. Il testo dell’emendamento è stato concordato dal governo e i partiti della maggioranza durante una riunione questa mattina a Palazzo Madama.

L’articolo 18 è un’ossessione, una discussione senza senso”, ha detto ancora  il segretario generale della Cisl. “A Poletti e al governo intero chiedo che rassegni i dati pubblici sulla gestione dell’articolo 18 negli ultimi due anni, dopo la riforma Monti”, ha aggiunto. “Dai nostri dati i casi sono pochi e tutti risolti bene. Quindi cos’e’ questo articolo 18? Si vuole dare in pasto all’opinione pubblica una discussione che non ha senso. Il mio sindacato che e’ pragmatico prima di affrontare il problema vorrebbe, e lo chiediamo formalmente a Poletti, i dati su gestione art 18 ultimi 2 anni. Va bene invece il contratto a tutele crescenti “va bene” ma solo “a condizione che serva a far fuori tutte le truffe in cui sono incappati i giovani”. Bisogna “eliminare quelle forme di lavoro truffa”, “come le false partite Iva”, avverte: “Diversamente sarebbe solo l’ennesimo contratto di lavoro e piu’ di un milione di persone continueranno ad essere truffate”.

Ma sarà il governo, nell’ambito dell’esercizio della delega, ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, a varare i decreti delegati “entro il termine di sei mesi dalla data di entrata della presente legge” prevedendo in essi la gradualità delle tutele e il periodo di contratto. Con l’emendamento il Governo viene delegato ad emanare, entro sei mesi, un “testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro» per «rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sonoin cerca di occupazione”.

Dunque, a differenza delle prima versione del testo, il contratto a tutele crescenti non sarà più opzionale e non riguarderà più solo l’inserimento nel mondo del lavoro ma anche il reinserimento.Oltre alla individuazione del contratto a tutele crescenti come il canale “normale” per il tempo indeterminato, il Governo è delegato a compiere una analisi di «tutte le forme contrattuali esistenti» per valutarne la “effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il contesto produttivo» anche in vista di una «semplificazione delle medesime tipologie contrattuali”.

“Ora possiamo discutere insieme per far sentire la voce dei lavoratori, perchè si sta discutendo su tutto tranne che di economia”, ha confermato.ai microfoni di Ranews24, il leader della Cisl,  facendo riferimento alla volontà della Cgil di valutare iniziative di mobilitazione e di aprire un confronto con Cisl e Uil con l’obiettivo di arrivare a una iniziativa unitaria. “Nessuno si occupa di economia, di tasse e di pensioni. Vedo di buon occhio un’iniziativa sindacale se parte da questa premessa e per far sentire la voce dei lavoratori. I sindacati – ha aggiunto – non fanno politica si devono muovere su questioni concrete”.

Questa voce è stata pubblicata in News, Pubblicazioni & Documenti. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento